“Mettete più Crusca nelle vostre sentenze”. Questo il titolo di un bel pezzo, oggi su Agorà di Avvenire, da cui scopro che Senato della Repubblica (quello che sarà “abolito”. Anzi no) e Università di Pavia stanno per varare un master universitario congiunto in “lingua del diritto”. Il master partirà dal 2017 per istruire chi scrive leggi, atti amministrativi e testi giuridici a farlo in modo “chiaro, coerente, comprensibile”.
Ottimo obiettivo rispetto a una emergenza su cui da anni qualcuno, ogni tanto, si interroga. E lo fa, direi, inutilmente. Nel mio piccolo ricordo che, scherzando ma fino a un certo punto fra colleghi all’Ufficio Stampa del Consiglio Regionale della Toscana, si proponeva che qualunque tipo di atto, per essere pubblicato sul BURT, dovesse passare un particolare vaglio di leggibilità e comprensione: sotto il controllo di qualche giornalista, scelto fra quelli capaci di scrivere bene, cioè in modo semplice e chiaro.
Presumo che l’obiettivo del master resterà nobile, anche considerata la nota alleanza fra ceto politico e burocrazie in base al convergente interesse nello scrivere testi in modo illeggibile e oscuro: più oscuri sono, meglio è, anche perché più lavoro ci sarà poi per tutti (avvocati e tribunali compresi).
D’altronde abbiamo un esempio molto recente, formidabile, di brutta scrittura applicata a una norma giuridica: nel testo della riforma costituzionale Boschi-Renzi. Prendiamo l’articolo 70 della Costituzione vigente: appena 9 parole per 69 caratteri (“La funzione legislativa è esercitata collettivamente dalle due Camere”), scritte in modo comprensibile. Comprensibile a tutti. E mettiamole a confronto con le 585 parole (3.832 caratteri) ritenute oggi necessarie per riscrivere il nuovo articolo 70. Provateci. Vedrete. Facile oltretutto capire che non è, in una Costituzione, solo un mero problema di eleganza formale.
Cose che capitano in questa “seconda” repubblica che potrebbe diventare “terza” ma che è ben lontana dalla raffinatezza dei primi Costituenti: loro, il testo finale, già scritto in modo degno di una Costituzione, come noto lo fecero rivedere da un collega (latinista e comunista): Concetto Marchesi. Che ebbe due settimane per rileggere la Carta sotto il profilo della pulizia linguistica, della coerenza sintattica e stilistica.
Altri tempi, altri concetti.