“Il futuro del Paese significa anche rammendare il tessuto sociale dell’Italia con prudenza, pazienza e generosità”. Così il cardinale Gualtiero Bassetti, nuovo presidente dei vescovi italiani, nel suo primo discorso ai confratelli e a tutti i cattolici.
Ripetute le note frasi di Giorgio La Pira (la politica “non come cosa brutta ma come impegno di santità”), di Paolo VI (la politica “come una delle più alte forme di carità”) e di Papa Francesco (sulla “necessità dei cattolici in politica”) Bassetti ha messo un inciso (“Non basta fare proclami. Bisogna promuovere processi concreti nella realtà. I cattolici hanno una responsabilità altissima verso il Paese”) con un invito (“Essere capaci di unire l’Italia e non certo di dividerla”) che merita una sosta.
A un quarto di secolo da “Mani Pulite” – che gettò via, nel vecchio sistema, non solo l’acqua sporca ma anche il bambino finendo per regalarci una politica oggi di profilo deludente – non mancano, a giro per il laicato cattolico, gruppi e movimenti impegnati sul fronte, per adesso solo teorico, di una “ri-costruzione”: a volte anche di un “contenitore”, ma più spesso di un “contenuto” che sia davvero alternativo rispetto a una politica ormai ridotta a banale inutilità; capace di comunicare battute ma incapace di lasciare emozioni..
Nulla può nascere uguale a un “prima” che oggi appare a dir poco preistorico (compreso, nel mondo cattolico, un partito di cristiani impegnati in politica con le caratteristiche della vecchia DC). Il mondo è totalmente altro. Eppure non mancano gruppi (bollarli come “nostalgici” sarebbe ingeneroso) che pensano a cosa si potrebbe fare, anche come formule organizzative, per risalire il “baratro” una volta toccato il fondo. E sono milioni i cittadini sempre più a disagio, specie all’avvicinarsi di tornate elettorali, a dover scegliere in un panorama sempre più confuso e modesto: gente che non ha più fiducia ma che vorrebbe poter tornare ad averne una.
“Ancora l’ora nuova non è suonata – ha scritto il vescovo emerito di Prato, Gastone Simoni, fondatore del Collegamento Sociale Cristiano e da tempo osservatore su ciò che si muove, o non si muove, nell’impegno pubblico dei credenti – l’ora di qualcosa di nuovo sia a livello di coordinamento nazionale sociopolitico ma non partitico, sia a livello di un tentativo propriamente politico”.
Una occasione interessante – a fine novembre: dal 23 al 26, a Verona – per pensarci la offre l’ormai tradizionale Festival della Dottrina Sociale. Il tema 2017 è il rapporto tra “fedeltà e cambiamento”.
Ancora prima, a Pistoia, si annuncia intrigante un incontro su Aldo Moro (nel 2018 saranno 40 anni esatti dal suo – per certi aspetti ancora misterioso – assassinio): venerdì 6 ottobre (ore 15 Palazzo dei Vescovi) saranno a Pistoia tre big di un passato che a molti, me compreso, sembra rilucente rispetto a ciò che oggi passa il convento: Ciriaco de Mita, Ugo De Siervo, Giuseppe de Rita.
“La politica come visione e come servizio”, questo il titolo di un pomeriggio che parte da un libro (cosa assurda pensando a certi leader politici di oggi che se chiedi loro l’ultimo libro letto vanno subito in tilt): il volume “Aldo moro, lo statista, il suo dramma” scritto, per Il Mulino, da Guido Formigoni (IULM Milano).
Quelle parole del card. Bassetti a “rammendare” un’Italia evidentemente lacerata; quell’invito a farlo attraverso uno stile oggi desueto (“prudenza, pazienza, generosità“); quell’inciso a “muovere”, come cattolici, “passi concreti nella realtà” in risposta alla “responsabilità altissima” verso un Paese immerso in ondate di populismo che può far male, molto male, specie ai più deboli; quella raccomandazione a portare in politica “in modo autentico la cultura del bene comune“, sono inviti ed incisi tutti da capire. E, visto che le “formule organizzative” non spettano certo a un cardinale, non sarebbe male muovere qualche passo.