Barbiana: luogo di fatica, luogo di resistenza. Così Sandra Gesualdi nell’accoglierci sul monte un anno fa visitato da Francesco e da sei mesi terra di ultima dimora – accanto a don Lorenzo, Giulia, Eda – di Michele. Con lei anche Giancarlo Carotti, nuovo presidente della Fondazione, e quel Palmiro che Michele volle citare nel suo ultimo libro.
Una delegazione di giornalisti UCSI Toscana (Unione Cattolica Stampa Italiana) è salita anche quest’anno a Barbiana: aiutati da don Alessandro Andreini, assistente ecclesiastico, si è riflettuto sulla importanza della parola e, dunque, anche di una professione basata soprattutto sulla parola.
Ed è su questo tema (“La forza della parola”) che i vescovi toscani hanno voluto indirizzare una “lettera” (sta per uscire con le Dehoniane) dedicata a “comunicazione e formazione a 50 anni dalla morte di don Lorenzo Milani”. Don Andreini ha collaborato alla stesura del documento che sarà interessante leggere per capire cosa resta, ammesso resti qualcosa, nella Chiesa toscana dopo la “storica” visita di papa Francesco qui a Barbiana.
“Un giornalismo che vada a fondo, non che faccia più colpo, un giornalismo che crei baccano, che cerchi la verità attraverso il massimo di efficacia con il minimo di parole”. Non facile, da giornalisti che bene conoscono i limiti odierni di una professione assai malata se non già defunta salvo belle eccezioni, commentare queste parole (si trovano in uno dei primi libri su don Milani, quello di Giorgio Pecorini). Non facile anche perché ce ne sono di conseguenti: “Chi scrive così non vuole far carriera, sa che non farà mai carriera”.
Tre – ha ricordato Sandra, in un appassionato argomentare su periferie e poveri, migranti e politica – i simboli di Barbiana: il ponte di Luciano, costruito per far capire che tutti hanno diritto a una stessa cittadinanza; l’astrolabio, realizzato dalle “Officine astrofisiche di Barbiana” per ricordare che il mondo è assai più grande di ciò che i nostri occhi possono vedere; il Santo Scolaro che testimonia come qui ci sia già “un santo”: gli esclusi.
Fa bene, tornare ogni tanto in quel di Barbiana. Arrivarci a piedi attraverso il percorso della Costituzione o in macchina dall’alto, provando la sensazione, quando finisce l’asfalto e inizia lo sterrato, di non avere più una strada sotto controllo. Pochi istanti e sembra di essere sospesi nel nulla, ma poi la strada, anzi il sentiero poco più che sterrato, lo ritrovi subito. Vedi la chiesa. La piscina. La scuola. Intuisci il piccolo cimitero.
PS)- Barbiana farebbe bene (forse, ma non è detto) anche a quella signora bionda ripresa – immagino – sul pratone di Pontida. Sorride e impugna un crocifisso a mo’ di mitra. Porta un cartello con 9 parole (“Se non vuoi il crocifisso ritorna al tuo paese”). Parole che oggi “fanno colpo”.